Capita in un certo periodo della nostra vita di aver trovato un equilibrio, di avere la fortuna di non soffrire, di riuscire a portare avanti con soddisfazione le nostre passioni.
Ma l'equilibrio è anche stasi e la nostra natura intrinseca ricerca una costante evoluzione, un cambiamento.
Dovremmo sentirci a posto con noi stessi, tutto quadra, funziona e procede come ingranaggi perfettamente affinati che si incastrano a puntino e mettono in moto i nostri giorni.
Però nel passare le nostre giornate, pulite, bilanciate, abbiamo un sentore, una nebbiolina che pervade la nostra mente e toglie un po' di ossigeno all'aria che respiriamo.
I colori sono spostati verso il grigio, le strade odorano di stantio, i suoni sono ovattati.
Iniziamo a prendere consapevolezza di questa attenuazione dei sensi e la realtà si fa più asfissiante, non sappiamo nemmeno bene perchè ma un qualche pugno invisibile ci stringe debolmente le budella disorientandoci e facendoci sbattere la fronte su spigoli invisibili nel nostro percorso quotidiano.
Vorremmo svegliarci e trovarci circondati da un mondo nuovo, ci pare che la realtà per quanto grande non ci può servire a nulla, ci manca la possibilità di goderne la sua grandezza, vorremmo percepire almeno una dimensione in più.
E' tutto qui?
Questa domanda ci assilla, ci gira e rigira in un moto centrifugo straziante, la nostra testa è vuota, ci bruciano gli occhi.
Poi abbiamo l'illuminazione, vediamo uno spiraglio di luce nuova, luce colorata, luce leggera: è il momento di partire.
Prendere una direzione e seguirla, non importa quale.
Essere pronti a tutto ciò che questa direzione ci riserverà, felicità ingenue e potentissime, dubbi e malinconia profondi.
L'importante è non fare le valigie, questo è il bello!, non dobbiamo portare nulla con noi:
saranno le persone che incontreremo per strada a darci tutto ciò di cui abbiamo bisogno.
M.P.